Quali sono il trattamenti piu’ efficaci ?

trattamento depressione
Quali sono il trattamenti piu’ efficaci?

In generale, la gravità e le caratteristiche dell’episodio depressivo detteranno la scelta del trattamento più appropriato.

I trattamenti per la depressione che sono risultati efficaci negli esperimenti di tipo scientifico comprendono:

  • la psicoterapia
  • i farmaci antidepressivi
  • la terapia elettroconvulsiva

La Psicoterapia

La psicoterapia è un trattamento utile ed efficace nel trattamento della depressione sia da sola che in associazione a terapie farmacologiche o ECT.

La psicoterapia può essere utile quando:

  • Il soggetto ha risposto positivamente ad una precedente psicoterapia
  • E’ disponibile un terapeuta esperto ed addestrato
  • Ci sono controindicazioni mediche all’assunzione di farmaciIl soggetto preferisce un trattamento psicoterapeutico ai farmaci e la sua depressione non è grave e non presenta sintomi psicotici.

Nella maggior parte dei casi le psicoterapie indicate per la depressione hanno come bersaglio i sintomi depressivi (terapie cognitive o comportamentali) o problemi interpersonali o psicosociali correlati alla depressione (terapia interpersonale), hanno efficacia pratica simile fra loro ed oltre il 50% dei soggetti trattati con la psicoterapia da sola stanno meglio.

Sebbene siano state descritte più di 200 tipi di psicoterapie, questi altri tipi di intervento non sono stati sottoposti a studi scientifici in grado di provarne l’efficacia o si sono dimostrati meno efficaci delle psicoterapie sopra menzionate.

Tutte le psicoterapie di dimostrata efficacia sono: limitate nel tempo, focalizzate sui problemi attuali, hanno come obiettivo iniziale e principale la risoluzione dei sintomi piuttosto che un cambiamento della personalità.

L’uso della psicoterapia cognitiva, comportamentale o interpersonale richiede clinici esperti ed appositamente formati ad utilizzare questi approcci.

Terapia comportamentale

La terapia comportamentale pone attenzione in particolare sul miglioramento delle abilità sociali e di quelle di comunicazione e sulla diminuzione delle esperienze di vita negative o spiacevoli. Un programma di terapia comportamentale prevede tecniche per cambiare i comportamenti e monitorare le attività quotidiane. Questi tipi di programma prevedono un aumento progressivo della difficoltà delle attività che il paziente deve compiere ed aiuta ad identificare soluzioni comportamentali alternative a modelli di comportamento controproducenti. In generale studi scientifici ben eseguiti e adeguatamente controllati hanno dimostrato l’efficacia della terapia comportamentale nel trattamento della depressione. Tuttavia spesso la terapia comportamentale non riceve l’attenzione che merita e alcuni clinici non riconoscono l’efficacia dei trattamenti basati sull’utilizzo esclusivo di tecniche comportamentali.

È stato dimostrato che depressioni poco gravi rispondono in modo positivo ad alcune tecniche di tipo comportamentale quali:

  1. Pianificazione e registrazione di attività piacevoli. Le persone depresse spesso si trovano a perdere interesse per l’ambiente che li circonda e per le diverse attività. In seguito a ciò interrompono tali attività e si ritirano a livello sociale. Questo comporta un duplice effetto: la persona non può più godere  degli effetti antidepressivi legati al fatto di compiere delle attività e si priva altresì della possibilità di trarne godimento e di provare piacere. Inoltre, una persona socialmente isolata viene lasciata a se stessa a pensare alla propria infelicità, rinforzando in questo modo il proprio punto di vista riguardo alla situazione in cui si trova. L’elenco degli eventi piacevoli comprende una serie di attività: si tratta di elaborare una scheda giornaliera in base ad attività che precedentemente piacevano al soggetto e nel fare un programma per praticarle. Alcuni ricercatori hanno provato che questo esercizio svolto regolarmente è efficace per la risoluzione di una depressione leggera.L’attività fa sentire meglio e distrae dai problemi e pensieri negativi, l’attività è di stimolo a fare di più e più l’individuo fa più si sente meglio, inoltre l’attività migliora la capacità a pensare con chiarezza..Nonostante questi vantaggi risulta spesso molto difficile ai soggetti depressi aumentare i livelli di attività a causa dei loro pensieri pessimistici e negativi; essi possono pensare “non mi piacerà”, “è troppo difficile” ecc.Il coinvolgimento dei familiari può essere utile per superare queste difficoltà aiutando a pianificare le attività, ricordando il programma e dando incoraggiamento nonché partecipando alle attività stesse.
  2.  Problem solving strutturato Gli individui depressi spesso fanno più fatica a concentrarsi e perciò anche la soluzione di piccoli problemi di vita può rivelarsi molto difficile. Spesso la depressione e la sensazione di essere senza speranza sono così gravi e persistenti che gli individui possono convincersi che non vi sia soluzione ai loro problemi, I soggetti che hanno questi vissuti sono fortemente a rischio di suicidio. Alcuni ricercatori hanno proposto un modello che correla lo stress ai comportamenti suicidari; questo modello suggerisce che gli individui incapaci di pensare in modo flessibile e di ricercare in modo efficace la soluzione dei problemi quando vanno incontro ad alti livelli di stress, sono incapaci di affrontare i problemi e facilmente si sentono senza speranza e pensano al suicidio come soluzione.

Lo scopo del Problem Solving consiste perciò nel fornire all’individuo un metodo sistematico ed efficace per affrontare  e risolvere i problemi di vita quotidiana.

L’uso di questa tecnica  non è riservato agli episodi di stress e depressione ma può essere utilizzato  nella vita quotidiana aiutando a prevenire difficoltà e stress che potrebbero favorire nuovi episodi psicopatologici.

Numerose ricerche hanno dimostrato che il Problem Solving Strutturato è un trattamento efficace nei depressi e negli individui a rischio di suicidio. L’incremento dell’abilità nel risolvere i problemi ha dimostrato di ridurre la depressione, le sensazioni di solitudine e di disperazione e di aumentare la percezione di autocontrollo; tutti questi fattori sono correlati al rischio di suicidio e perciò cambiamenti positivi di questi aspetti possono ridurre il rischio di suicidio.

Il metodo “a sei-tappe ” del problem solving strutturato.
Il processo del problem solving prevede le seguenti fasi:

Tappa n°1: identificazione del problema

Dare una chiara definizione del problema o dell’obiettivo che si vuole raggiungere è un passo di fondamentale importanza nel problem solving. La definizione del problema o dell’obiettivo aiuta a focalizzare il pensiero sul risultato concreto che si desidera ottenere ed a ridurre la possibilità di andare fuori strada. Inoltre definire in modo chiaro il problema o l’ obiettivo renderà più facile riconoscere quando esso sarà stato raggiunto o risolto.

In questa tappa del problem solving vengono proposte alcune regole che aiuteranno a definire problemi e obiettivi:

  • Considerare soltanto un problema alla volta. Se durante una sessione di problem solving emergono altri problemi essi dovranno essere affrontati in una sessione successiva.
  • Evitare di cercare di risolvere il problema a livello di questo stadio iniziale: ciò ti potrebbe portare fuori strada.
  • Applicare i principi di pianificazione dell’obiettivo.

Tappa n°2: generazione di soluzioni mediante brainstorming

Il brainstorming è un metodo mediante il quale gli individui propongono una svariata serie di soluzioni alternative al problema. Piuttosto che provare a pensare alla soluzione migliore o ideale l’individuo può elencare qualsiasi idea gli passi per la mente, incluse quelle che gli sembrano poco utili o addirittura assurde. Occorre incoraggiare i soggetti ad usare la propria immaginazione. Anche se una soluzione all’inizio può sembrare ridicola, l’idea può aiutare a trovare soluzioni migliori di quelle che appaiono più ovvie. In questa fase del problem solving le soluzioni non vengono discusse, ma vengono solo elencate.

Tappa n°3: valutare le soluzioni.

Questa fase prevede una breve discussione dei vantaggi e degli svantaggi di ciascuna soluzione. Non è necessario scrivere ogni singolo punto, ma semplicemente scorrere velocemente la lista delle soluzioni prendendo nota dei punti di forza e di debolezza di ciascuna. Nessuna soluzione sarà perfetta poiché ogni buona idea avrà anche alcuni difetti, per esempio richiederà tempo o denaro o capacità che gli individui non hanno in quel momento. Inoltre anche le peggiori idee presenteranno comunque alcuni vantaggi. Per esempio possono essere facili da applicare, ma non risolvere realmente il problema nel lungo periodo.

Tappa n° 4: scegliere la soluzione ottimale

Lo scopo di questa fase consiste nello scegliere la soluzione o combinazione di soluzioni che risolveranno il problema o raggiungeranno l’obiettivo. Nella maggior parte dei casi è utile che l’individuo scelga una soluzione che possa essere facilmente messa in pratica anche se questa soluzione potrebbe non essere la soluzione ideale. È importante che gli individui possano iniziare a migliorare. Sebbene il problema possa non essere risolto immediatamente la soluzione può comunque aver fatto ottenere un risultato positivo e quello che si è imparato da questo primo tentativo può essere utile per la seconda occasione. Questo approccio è preferibile rispetto a scegliere una soluzione destinata a fallire perché chiaramente troppo ambiziosa.

Tappa n° 5: fare un piano.

Preparare un dettagliato piano d’azione aumenta di molto la possibilità che il problema venga risolto. Anche se la soluzione prescelta è eccellente, essa non sarà di alcuna utilità se non viene messa in pratica. La più comune ragione di fallimento è la mancanza di un piano di azione. È perciò necessario che gli individui spendano un po’ di tempo per questa fase di pianificazione. È utile che il piano di esecuzione abbia risposto ad alcune domande di base:

  • L’individuo ha tutte le risorse necessarie (per esempio tempo, denaro, abilità) o può fare ricorso ad un aiuto esterno?
  • L’individuo ha ottenuto l’accordo a collaborare delle altre persone a cui è rivolto il piano?
  • Tutti quelli che sono coinvolti nel problem solving sanno esattamente che cosa devono fare e quando farlo?
  • Sono state prese in considerazione tutte le possibili difficoltà?
  • È stato previsto che cosa fare per affrontare le difficoltà previste?
  • Ci si è esercitati sulle parti più difficili del piano (per esempio fare le telefonate o preparare un discorso)?
  • Sono state riviste tutte le fasi del piano? Se il piano coinvolge molte persone è utile nominare un coordinatore che verifichi i progressi e le difficoltà e ricordi agli altri le cose che devono fare.

Questa parte del piano prevede che ciascuno abbia dato prima il suo accordo su cosa dovrà fare e sappia che gli verrà ricordato.

Tappa n°6: verifica del piano.

Il problem solving è un processo continuo poiché spesso i problemi non vengono risolti né gli obiettivi raggiunti al primo tentativo. Non tutte le possibili difficoltà ed ostacoli possono venire previste e così verifiche periodiche sono necessarie per affrontare difficoltà inattese. Potrebbe essere necessario cambiare alcune cose da fare o altre dovranno essere aggiunte. È anche importante lodare tutti gli sforzi che sono stati fatti, ricompensare tutti coloro che sono stati coinvolti nel lavoro che è stato fatto facilita il fatto che il processo venga attuato e che i problemi vengano risolti in futuro.

Quando la cose non vanno come è stato previsto è utile:

  • Chiedersi che cosa è andato storto
  • Chiedersi che cosa è andato bene
  • Chiedersi quali strategie alternative potrebbero essere usate
  • Incoraggiare gli individui a riconoscere e ad esprimere il loro disappunto, ma non permettere che il disappunto si trasformi in una catastrofe
  • Le difficoltà sono generalmente dovute ad una inadeguata strategia di pianificazione piuttosto che a incapacità delle persone. Ciascuno fa il meglio che può fare.
  • Considerare ogni tentativo un successo parziale piuttosto che un fallimento
  • Considerare un successo parziale come un esercizio pratico e un’utile esperienza di apprendimeno
  • Incoraggiare l’individuo a provare ancora il più presto possibile.

Psicoeducazione

Fornire informazioni sulle malattie mentali ai pazienti ed ai loro familiari è una caratteristica fondamentale di tutti i  buoni programmi che si propongono di trattare in modo efficace un disturbo mentale e pertanto dovrebbe essere prevista non solo all’interno di una terapia comportamentale ma di qualsiasi tipo di programma di intervento.

Se i soggetti non conoscono il disturbo di cui soffrono ed i trattamenti per curarlo faranno molta fatica a seguire qualsiasi programma di trattamento e ad affrontare con successo il loro disturbo. L’educazione fornisce le conoscenze di base che aumentano le capacità dell’individuo di controllare il suo disturbo; questo aiuta a ridurre i sentimenti di disperazione e aumenta il senso di benessere.

In particolare sono importanti le seguenti informazioni:

  • La depressione è una malattia, non un segno di debolezza o di difetto del carattere.
  • Informazioni sulle cause e la prognosi del disturbo.
  • La guarigione è la regola e non l’eccezione.
  • Ci sono molti tipi di trattamento efficaci.
  • L’obiettivo del trattamento è stare bene.
  • I tassi di ricaduta sono abbastanza alti: il 50% dei soggetti che hanno avuto un episodio di depressione avranno un nuovo episodio, il 70% di chi ha avuto 2 episodi avrà un nuovo episodio e il 90% di chi ha avuto 3 episodi ne avrà un altro.
  • Il paziente ed i familiari devono essere addestrati a riconoscere i segni precoci di una eventuale ricaduta che possono comprendere: cambiamenti del sonno, diminuita concentrazione, perdita di energia, irritabilità, riduzione degli abituali interessi, calo dell’umore.
  • Fornire informazioni sui diversi tipi di trattamento disponibili (farmaci, psicoterapia, ECT) e le loro caratteristiche (effetti collaterali, costi, durata)
  • Una scheda contenente informazioni utili migliora la l’utilizzo corretto e regolare dei farmaci, essa deve contenere le seguenti istruzioni:
    Prendi i farmaci tutti i giorni
    Non sospendere le terapie senza avvertire il medico
    Gli effetti collaterali sono in genere sopportabili e indicano che il farmaco sta facendo effetto, chiama il medico se sono esagerati
    Ricorda che normalmente sono necessarie 2-3 settimane prima di sentirsi meglio.
    Non sospendere i farmaci quando inizi a sentirti bene o la depressione potrà tornare.

Insegnamento di tecniche di rilassamento

Molti individui depressi hanno anche problemi significativi di ansia; in questi casi è utile insegnare loro metodi non farmacologici per ridurre l’ansia.

Un metodo molto efficace se se utilizzato in modo adeguato e regolare è  il rilassamento muscolare progressivo.

Addestramento all’assertività e miglioramento delle abilità di comunicazione

Abbiamo visto che ai soggetti depressi giova aumentare le attività gratificanti, spesso tali attività prevedono di interagire con altre persone. I soggetti depressi spesso si sentono a disagio nelle situazioni sociali e sono particolarmente sensibili alle critiche, inoltre fanno fatica ad esprimere i loro sentimenti; tenersi dentro i sentimenti negativi rende più difficile affrontare le situazioni stressanti e conflittuali.

Una comunicazione chiara ed assertiva è perciò importante nelle relazioni interpersonali.

Insegnare abilità che migliorano le capacità di comunicazione e di interagire con gli altri in modo adeguato, non conflittuale e assertivo da alle persone un  maggiore senso di controllo sulla propria vita e questo è particolarmente di aiuto a chi soffre di depressione.

Terapia cognitivo-comportamentale

Come viene utilizzata la terapia cognitivo-comportamentale e quanto è efficace?

Il trattamento psicologico più ampiamente studiato per la depressione è la terapia cognitivo-comportamentale, spesso denominata semplicemente terapia cognitiva. In pratica la terapia cognitivo-comportamentale prevede generalmente tra le 15 e le 20 sedute nell’arco di 12-16 settimane.

Le persone depresse hanno tipicamente una visione negativa di se stessi, del mondo e del futuro.

Lo scopo della terapia cognitiva consiste nell’identificare e prendere consapevolezza di questi tipi di pensiero dannoso per rimpiazzarli con pensieri più realistici, razionali e utili.

Nel corso della terapia il paziente viene incoraggiato a fare attenzione ai suoi comportamenti e ai pensieri e emozioni ad essi associati. L’idea è di aiutare i pazienti a capire la connessione tra questi pensieri ed emozioni e i loro comportamenti. I pazienti e i terapeuti esaminano le convinzioni sottostanti i pensieri positivi e negativi e l’obiettivo è quello di modificare i pensieri negativi che portano alla depressione. Il cuore della terapia consiste nel mantenere i pensieri positivi e combattere quelli negativi, ed allo stesso modo i comportamenti, che caratterizzano la depressione. Vengono inoltre utilizzati nei programmi di terapia cognitiva le tecniche comportamentali sopra descritte.

In generale la terapia cognitivo-comportamentale è un trattamento efficace per la depressione come confermato da molti studi condotti in ogni parte del mondo.

Ad ogni modo nei pazienti con depressione più grave il miglior trattamento rimane la terapia farmacologica in combinazione con la terapia cognitivo-comportamentale.

La cosa più importante da ricordare circa la terapia cognitivo comportamentale è che l’efficacia pratica dipende da quanto è preparato il terapeuta. La terapia cognitiva è molto di più del “potere del pensiero positivo” (come molti diffusi libri di psicologia potrebbero indurvi a credere). Ogni terapeuta che utilizza questa tecnica deve quindi essere addestrato in modo adeguato a questa tecnica prima di utilizzarla.

Terapia interpersonale

Come è utilizzata la terapia interpersonale nel trattamento della depressione e quanto è efficace?

La psicoterapia interpersonale è basata sull’assunto che le relazioni interpersonali del paziente giocano un ruolo significativo sia nell’esordio sia nel mantenimento della depressione. Pertanto il cuore della terapia consiste nell’identificazione e miglioramento delle difficoltà nel funzionamento interpersonale combattendo l’isolamento sociale, affrontando problemi irrisolti, prendendo in considerazione conflitti interpersonali, aree problematiche (per esempio il lutti non risolti).

Alcuni ampi studi hanno dimostrato l’efficacia della terapia interpersonale nel trattamento della depressione e che la terapia interpersonale, da sola o associata agli antidepressivi, è una strategia di successo nel trattamento della depressione.

In generale la psicoterapia interpersonale prevede incontri settimanali per 12-16 settimane.

Anche questo tipo di terapia richiede terapeuti specificamente addestrati; è più diffusa nei Paesi anglosassoni e molto meno in Italia.

Farmaci per la depressione

Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che circa il 60%-70% dei soggetti con depressione rispondono positivamente alla terapia farmacologica, con frequenze di successi simili fra i vari tipi di farmaci.

Alcuni soggetti possono rispondere ad un farmaco, ma non a un altro.

La scelta di un farmaco è correlata agli effetti collaterali, alla presenza di altre patologie, al costo e all’eventuale risposta a trattamenti precedenti.

In generale quanto sono efficaci gli antidepressivi nel trattamento della depressione?

Il trattamento della depressione maggiore con gli antidepressivi rappresenta una pietra miliare nella psichiatria per i suoi elevati livelli di successo. Infatti i livelli di successo degli antidepressivi sono comparabili a quelli dei farmaci utilizzati nei disturbi medici più diffusi, come malattie cardiache, ipertensione e diabete.

Sebbene vi possano essere differenze di efficacia pratica fra le varie classi di antidepressivi è chiaro che sono molto più efficaci rispetto a nessun trattamento o all’utilizzo di un placebo.

Le varie classi di antidepressivo si differenziano per la loro azione chimica sul cervello, per gli effetti collaterali e per la sicurezza in caso di sovradosaggio.

Gli antidepressivi triciclici sono stati per anni il trattamento di scelta, mentre negli ultimi anni si sono diffusi farmaci più moderni e più tollerati dalla maggior parte degli individui.

La depressione  e i suoi trattamenti  sono stati studiati più di qualsiasi altro disturbo mentale e di molti altri disturbi fisici, probabilmente per il fatto che si tratta di un disturbo molto diffuso nella popolazione. In altre parole i consumatori possono essere sicuri dell’efficacia pratica di questi farmaci nella cura della depressione maggiore.

Le principali categorie di antidepressivi sono:

  • Antidepressivi triciclici, che comprendono: desipramina, nortriptilina, amitriptilina, cloripramina.

Quale ruolo svolgono gli antidepressivi triciclici nel trattamento della depressione e quali sono i loro vantaggi e svantaggi?

A partire dal 1960 e per molti anni gli antidepressivi triciclici sono stati il trattamento di scelta per la depressione maggiore. Gli studi scientifici controllati hanno mostrato che sono più efficaci del placebo ed altrettanto efficaci dei più recenti inibitori della serotonina. Tuttavia gli effetti collaterali dei triciclici possono essere talvolta difficili da tollerare e raramente pericolosi per alcuni pazienti. Gli effetti collaterali comprendono secchezza della bocca, difficoltà di visione, stitichezza, ritenzione urinaria, difficoltà di memoria, tachicardia, aumento di peso, sonnolenza.

In alcuni pazienti con malattie fisiche, per esempio problemi cardiaci, una overdose può essere mortale. Negli Stati Uniti gli antidepressivi triciclici sono la prima causa di morte per overdose. D’altra parte alcuni clinici ritengono che gli antidepressivi triciclici siano il trattamento di scelta per la depressione grave e che siano qualche volta più efficaci delle alternative, tuttavia questo è ancora controverso.

  • Inibitori della ricaptazione della serotonina, che comprendono : sertralina, paroxetina, fluoxetina, citalopram, fluvoxamina.

Quale ruolo giocano gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina nel trattamento della depressione e quali sono i loro vantaggi e svantaggi?

Questa categoria di farmaci è attualmente la più diffusa nel trattamento della depressione. Essi sono molto conosciuti e diffusi e molti milioni di pazienti sono stati ormai trattati con almeno uno di loro. Il primo di questi farmaci, la fluoxetina, fu introdotta negli Stati Uniti nel 1988. Da allora altri inibitori della ricaptazione della serotonina sono stati introdotti: sertralina, paroxetina, fluoxamina e citalopram.

Questi farmaci sono efficaci, molto utilizzati soprattutto per il fatto che i loro effetti collaterali non sono pericolosi e non è difficile conviverci. Questi effetti comprendono nausea, diarrea, insonnia, nervosismo, disfunzioni sessuali.

  • Altri farmaci antidepressivi includono: reboxetina, venlafaxina, mirtazapina, moclobemide.

Come per tutti gli altri farmaci anche questi hanno vantaggi e svantaggi. In generale il loro profilo di tollerabilità è simile a quello degli inibitori della ricaptazione della serotonina.

Dopo un singolo episodio di depressione maggiore i farmaci dovrebbero essere assunti per 12 mesi poiché in questo periodo è più facile che si verifichi una ricaduta. Se avete avuto più di un episodio viene suggerito che i farmaci vengano assunti per tre anni.

Come è possibile riconoscere quando un antidepressivo non funziona e quanto tempo è necessario per saperlo?

Gli antidepressivi non funzionano se il paziente non avverte alcun miglioramento. Generalmente è necessario attendere almeno 3-4 settimane prima che un antidepressivo possa iniziare a dare i suoi effetti, se dopo 4 settimane non ci sono risultati può rivelarsi utile aumentare il dosaggio del farmaco. Se non ci sono progressi dopo 2 mesi dovrebbe essere provato un altro antidepressivo in alternativa od in associazione.

Se antidepressivo non funziona o da effetti collaterali intollerabili un altro farmaco della stessa classe o di un’altra può invece funzionare.

Terapia elettroconvulsiva (ECT)

L’ECT è un trattamento controverso, in alcune parti del mondo il suo uso è vietato.
L’ECT consiste nell’usare scosse elettriche per influenzare quelle parti del cervello coinvolte nell’umore e nelle emozioni.
L’ECT viene fatto in anestesia generale e viene somministrata una sostanza che agisce sui muscoli per evitare contrazioni muscolari troppo violente durante il trattamento.

Le conoscenze scientifiche sull’ECT sono le seguenti:

  • L’ECT è un trattamento abbastanza sicuro, nelle persone anziane può essere più sicuro dei farmaci.
  •  L’ECT è molto efficace per la depressione grave, i tassi di risposta sono intorno all’80% contro il 60% dei farmaci.
  • Non ci sono prove certe che l’ECT causi danni al cervello.
  • Sono comuni i problemi di memoria durante il trattamento che possono persistere per alcuni mesi, ma si ritiene che questi problemi non siano permanenti.

Come scegliere un trattamento?

La scelta di un trattamento dipende da molti fattori, tra i quali: la gravità della depressione, la disponibilità dei trattamenti, le convinzioni e la disponibilità del paziente circa l’uso di farmaci o di terapie alternative.

Indicativamente si potrebbe suggerire:

  • Per la depressione lieve potrebbe essere sufficiente pianificare e attuare attività piacevoli ed effettuare problem solving strutturati.
  • Per la depressione moderata: terapia farmacologica o psicoterapia (cognitivo-comportamentale o interpersonale) o entrambe.
  • Per la depressione grave: terapia farmacologica come prima cosa, cui può essere associata successivamente la psicoterapia soprattutto per ridurre il rischio di ricadute.

Se sono presenti idee di suicidio vi consigliamo di rivolgervi al più presto ad un medico per avere un aiuto professionale.